Luigi De Magistris è un magistrato come tanti.
O per lo meno, lo sarebbe se per mesi e mesi non avesse infuocato le cronache giudiziarie delle principali reti nazionali e non fosse apparso ininterrottamente sulle prime pagine di giornali e telegiornali, se il suo ‘caso’ non avesse impegnato ospiti illustri nei più famosi salotti televisivi, se per sedare gli animi all’interno della rovente polemica con l’ex ministro della Giustizia non si fosse scomodato addirittura il Presidente della Repubblica Italiana, se per lui non si fossero svolte manifestazioni di solidarietà in tutto il Paese coinvolgendo migliaia di persone.
Sarebbe un magistrato come tanti se avesse più peli sulla lingua, se assumesse un atteggiamento maggiormente ‘burocrate’ e distaccato, tanto comune nel suo ambiente, lo sarebbe se parlasse più di doveri e meno di diritti.
Luigi De Magistris ha mantenuto la promessa di quando si dimise con una lunga e sentita lettera dall’Associazione Nazionale Magistrati, in cui dichiarò di non volersi sottrarre, in questi mesi, a nessun dibattito con giovani e meno giovani.
E’ così che ha fatto e noi di Ammazzateci Tutti possiamo esserne testimoni.
Nella Sala dei Concerti eravamo tutti lì ad ascoltare le sue parole, non perdendo una virgola, chiedendo, annuendo, riflettendo.
Erano le 17.00, ed un po’ stanchi della mattinata appena trascorsa, carica di tensione, stavamo tutti lì, attorno a lui che per più di un’ora e mezza ha deciso di intrattenersi informalmente con noi per rispondere ai nostri interrogativi, riflettendo insieme ed esprimendo opinioni sulle tematiche trattate. Nessuna etichetta, nessuna formalità, perchè pur essendo disposti in cerchio, non eravamo una commissione giudicante e lui non era ‘l’imputato’ che in questi ultimi mesi è stato.
Eravamo semplicemente un gruppo di giovani che avevano bisogno di sentire parlare un uomo giusto in un mondo tanto storto, viaggiatori nel mare d’incertezze di una società civile e contemporanea offuscata dalla cultura del Grande Fratello.
E’ difficile prendere atto della grave situazione che ci circonda, è difficile scoprire di dover ancora crescere capendo che i buoni non sempre sono buoni e che coloro che ci vengono presentati come cattivi, non sempre lo sono. E’ difficile ragionare con la propria testa assumendo un atteggiamento critico prendendo atto che l’informazione italiana non sempre, anzi quasi mai, fa il suo dovere rendendosi partecipe di un’operazione cloroformio attuata per addormentare le coscienze e non disturbare il manovratore.
E’ difficile, come lo stesso De Magistris ha detto, non farsi prendere dalla ‘sindrome della sconfitta’ quando dopo mesi e mesi di lotta si arriva ad un punto di non ritorno. E’ nelle parole di un uomo abbandonato dalle stesse istituzioni in cui credeva che ritroviamo la speranza di non mollare, perché, in fondo, gli sconfitti non sono ancora sconfitti ed i vincitori non possono ancora dichiararsi tali.
In un Paese dove un giornalista deve prima tener fede ai doveri nei confronti del suo partito, dei suoi ‘protettori’ e poi a quello di cronaca, viene complicato per chi come noi si sta affacciando alla finestra della vita, credere in un futuro dove i giudici possano fare i giudici, i giornalisti possano fare i giornalisti ed i politici riescano semplicemente a fare i politici.
Lo è ancora di più quando si vive in un luogo dove l’iniziativa economica è soppressa e la meritocrazia è parola blanda, priva di senso, e ciò che conta è il tuo cognome o il cognome di ‘chi ti manda’.
E’ da qui che dobbiamo ripartire. Perché è lo stesso De Magistris che riesce a trasmettere un’ansia di Legalità quando ci parla di tutte queste cose, quando ci racconta delle sue emozioni, di quando la gente ha avuto il coraggio di schierarsi dalla parte di un magistrato che non è schiavo né della destra né della sinistra, di quando la reazione è stata così potente da fargli capire di non essere solo, da fargli toccare con mano che la gente in questa terra è stanca di subire e che ha voglia di dire ‘basta’ e di farlo urlando.
Dire basta è possibile. E’ possibile innaffiando costantemente i principi della nostra Costituzione rendendoli vivi e vitali ogni giorno, non delegando tutto al politico di turno, ma stimolando una partecipazione democratica in un’ottica di cittadinanza attiva.
Non chiedere mai favori a nessuno, perché un giorno ci verrà chiesto che ci vengano ricambiati ed allora perderemo la nostra libertà di dire, di fare, di agire senza dar conto ad alcuno.
Luigi De Magistris ci riempie di consigli come solo un giudice onesto e giusto sa fare, in un contesto di reciproca speranza di chi come noi ha fiducia nel giudice libero e di chi come lui crede in un domani fatto di giovani con gli occhi pieni di speranza e di amore per la Giustizia.
Qualche foto insieme, qualche battuta dopo argomenti tanto ‘pesanti’, poi i saluti, con il proposito di diffondersi, con la promessa di non perdere mai la voce. Organizzando per informare maggiormente anche chi, adesso, ne sa meno di noi.
Rosaria Lucia Altilia
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